Lì la Dora incontra il Po.
Ci sono i platani lungo il viale e c'è una grande casa con la torre e un balconcino a forma di cuore.
Dentro la torre dal tetto rosso, una scala a chiocciola in pietra porta dal piano terra alla soffitta. La vista è a 360° dalla Mole alle Alpi a Superga... l'Eremo poi tutta la collina... e poi ancora la Città....
...si ma...
Oltre al bel panorama non c'era molto, solo La Gatta Verde con il Grande Pino e il Pungitopo, un laboratorio di un piastrelista che odorava di cemento e graniglie e poi il "casone": una cascina piena zeppa di famiglie arrivate dal sud, che il bambino grassottello della casa con la torre chiamava "napuli".
Poi c'era Marco delle pesche e delle rose, innamorato perso della Sig.ra Titina, con la casa mezza diroccata che si perdeva nel frutteto.
Lì le nevicate erano infinite e prolungavano gli inverti fino a primavera inoltrata. Non si potevano mettere tacchi a spillo, perchè il pantano della "stradina" che tagliava il campo di grano era quasi sempre una piccola palude. Fortuna, che le ballerine, quasi rasoterra, anche in quegli anni, erano di moda...
Il balcone che si affacciava nel "punto magico" era sempre fiorito, e spesso, proprio in quel balcone, decine di passerotti andavano a mangiare le briciole che la Sig.ra con le Superga-nere, aveva raccolto in casa e sparso lì fuori per i suoi amici con le ali.
...chissà che fine hanno fatto. Tutti.
Dentro la torre dal tetto rosso, una scala a chiocciola in pietra porta dal piano terra alla soffitta. La vista è a 360° dalla Mole alle Alpi a Superga... l'Eremo poi tutta la collina... e poi ancora la Città....
...si ma...
Oltre al bel panorama non c'era molto, solo La Gatta Verde con il Grande Pino e il Pungitopo, un laboratorio di un piastrelista che odorava di cemento e graniglie e poi il "casone": una cascina piena zeppa di famiglie arrivate dal sud, che il bambino grassottello della casa con la torre chiamava "napuli".
Poi c'era Marco delle pesche e delle rose, innamorato perso della Sig.ra Titina, con la casa mezza diroccata che si perdeva nel frutteto.
Lì le nevicate erano infinite e prolungavano gli inverti fino a primavera inoltrata. Non si potevano mettere tacchi a spillo, perchè il pantano della "stradina" che tagliava il campo di grano era quasi sempre una piccola palude. Fortuna, che le ballerine, quasi rasoterra, anche in quegli anni, erano di moda...
Il balcone che si affacciava nel "punto magico" era sempre fiorito, e spesso, proprio in quel balcone, decine di passerotti andavano a mangiare le briciole che la Sig.ra con le Superga-nere, aveva raccolto in casa e sparso lì fuori per i suoi amici con le ali.
...chissà che fine hanno fatto. Tutti.
C'è un posto magico a Torino. È qui che torno ogni volta.