[ti racconto una favola]Ieri sera, un sms mi suggeriva di leggere la posta.
...era tardi, ed io, con la pigrizia che solo un sabato sera in soitudine mi regala, ho pensato e risposto che: "domattina... prometto!"
Così questa mattina, con il mio adorato caffè in tazza grande (la moka è da tre!), ho salutato Artù con un "vediamo chi ci scrive?"
oggetto: ti racconto una favola
Piove... inizia la musica di Capital... Sorrido, stretta, intorno alla mia tazza mentre comincio a leggere. Incontro, nella lettura, "visi" conosciuti... e sorrido ancora, quando leggo un dettaglio, che mi fa capire quanto la persona mi ha scritto mi ascolti ed elabori le leggerezze che diciamo e scriviamo.
Spesso le persone sono così "brutte" che sono irrappresentabili, anche nel mondo animale.
Qualcuno ieri, ha per un attimo posato le piume da indiano, vicino al suo pc.
Lui è Mr.Wolf... e questa è la sua favola.
...sono le 16.00 ... l'ora del mio tea alla vaniglia.
Buona lettura a tutti.
"C'erano una volta tre porcellini.
Abitavano in una piccola casetta che si erano costruiti loro, in una
radura al limitare di un bosco dove d'estate potevano trovare refrigerio
dal forte caldo.
C'era anche un fiumiciattolo lì vicino, dove andavano a fare il bagno e
prendevano l'acqua per bagnare il loro orticello.
Vivevano lì, insieme ai loro vicini di casa: c'erano i conigli, le
galline, le pecore, e un vecchio tasso. Di tanto in tanto qualche talpa
nomade passava da quelle parti: quando ciò accadeva tutti quanti si
riunivano per ascoltare i racconti dalle avventure vissute dalla talpa,
la quale intratteneva i suoi amici in cambio di un bicchiere di acqua
fresca, un po' di cibo ed un riparo per la notte.
Si sentivano quasi una famiglia, e vivevano felici e contenti.
Purtroppo, poco lontano da lì abitava un lupo cattivo: era grande e
grosso, così grosso che con un solo soffio riusciva a buttare giù la
casa dei tre porcellini e creare lo scompiglio in tutta quanta la
comunità. Gli amici però si erano uniti, e quando il lupo si avvicinava
veniva subito visto dai passerotti che avvisavano gli amici a terra e
preparavano le difese. Grazie a questa forte organizzazione il lupo non
era mai riuscito a prendere nessuno di loro.
Una volta una talpa che passò di lì capitò proprio nel bel mezzo di un
attacco del lupo: rimase stupita dalle difese messe in atto dagli amici.
La sera, mentre parlavano dell'accaduto, la talpa disse:
- Sapete amici - iniziò la talpa - non siete gli unici ad avere problemi
di questo tipo. Mio cugino che è stato oltre i monti mi ha raccontato
qualcosa di simile. Mi ha detto però che ora queste cose laggiù non
capitano più, perchè invece di difendersi solamente hanno organizzato un
attacco e hanno sconfitto per sempre il nemico. Ora vivono sereni tutti
i giorni.
- Ma non è possibile! - disse una pecora sorridendo - Il lupo è così
forte, e noi così deboli. Riusciamo a difenderci perchè qua siamo
organizzati, ma fuori non riusciremmo mai a sconfiggerlo.
- Pecora ha ragione - continuò tasso - Non potremmo mai sconfiggere il
lupo, rischieremmo la vita!
- Sto solo dicendo quello che mi ha raccontato mio cugino - concluse la
talpa.
- Già, tuo cugino, una bella storia - cinguettò un passerotto.
- Vivere sempre sereni, sarebbe proprio bello. Peccato non sia possibile
- dissero infine i tre porcellini in coro, con un sospiro.
Dopo continuarono a chiacchierare, bere, mangiare e scherzare, e non
parlarono più dell'accaduto.
Ma la notte, prima di dormire, ognuno ripensò al racconto della talpa,
fantasticando sul futuro: chi sognava di essere ricordato come colui che
aveva comandato la truppa di liberazione dal lupo cattivo, chi
immaginava di vivere una grande avventura, chi semplicemente sperava di
poter vivere finalmente tranquillo.
Il giorno dopo si guardarono negli occhi, e capirono cosa avrebbero
fatto: si sarebbero organizzati e avrebbero combattuto il lupo cattivo
una volta per tutte.
Iniziarono a prepararsi vennero assegnati i compiti, e costruirono armi
rudimentali, ma efficaci. Lavorarono duramente e si allenarono per
diversi giorni, fin che non si sentirono pronti.
La sera prima del giorno in cui decisero che avrebbero attaccato il lupo
fecero una gran festa: - almeno se qualcosa andrà storto avremo
festeggiato ancora una volta! - scherzò qualcuno. Ma tutti quanti in
fondo temevano che le cose potessero proprio andare così. Tuttavia non
si scoraggiarono, e andarono a dormire in attesa del sorgere del sole.
La mattina, di buon'ora partirono diretti verso la casa del lupo. I
passerotti dall'alto avevano verificato che fosse a casa, sia per non
fare un viaggio a vuoto, sia per evitare di trovarselo alle spalle a
metà percorso.
Quando arrivano a casa del lupo si divisero in due squadre: una avrebbe
attaccato dall'ingresso principale, e l'altra dal retro. Erano certi che
il lupo non si sarebbe mai aspettato un attacco, sicuro com'era della
sua forza e grandezza.
Nella squadra c'erano anche le talpe: avevano deciso che avrebbero dato
una mano ai coraggiosi amici, anche se non erano abitanti del luogo. In
realtà lo fecero più che altro per garantirsi cibo e alloggio per il
futuro, ma nel caso che le cose si fossero messe male avrebbero potuto
rifuguarsi sotto terra e sparire in un attimo.
Proprio le talpe avevano il primo incarico: entrare in casa del lupo
passando da sotto terra per vedere la disposizione delle stanze, e
vedere di preciso dove era il lupo e cosa stava facendo. Partirono,
sparendo in un attimo in una nuvoletta di polvere e terra.
Nell'attesa, il resto degli amici ripassò il piano, e tutti si
incitavano a vicenda, facendosi coraggio e promettendo di offrire l'un
l'altro da bere e mangiare alla sera, alla festa della vittoria.
Quando tornarono le talpe, vedendo la loro espressione tutti capirono
subito che c'era qualcosa che non andava.
- Dov'è il lupo?
- Non è in casa?
- E' armato?
- Non è da solo?
Mille domande investirono le talpe, fatte da tutti quanti in contemporanea.
- No no, il lupo è in casa - dissero le talpe - E' seduto sulla
poltrona, nel salotto.
- E allora? Cosa c'è che non va?
- Beh, ecco..
- Cosa? Cosa?
- Sta piangendo..
Un senso di meraviglia, stupore e incredulità si diffuse tra tutti gli
amici.
- Sta... piangendo? - Chiese conferma un coniglio, come se non avesse
capito.
- Si - disse una talpa facendo un cenno con la testa - sta piangendo.
Un mormorio generale si alzò nel gruppetto: ognuno aveva da dire la sua
a riguardo.
- Silenzio! - dissero i tre porcellini - Dobbiamo decidere cosa fare.
E presero una decisione coraggiosa: avrebbero suonato il campanello, e
chiesto al lupo cosa c'era che non andava.
Per suonare il campanello si offrirono subito volontarie le talpe: il
campanello era lontano dalla porta, e quindi il posto più sicuro.
Suonarono.
Il lupo venne ad aprire, e fu stupito di trovare tutta quella gente alla
porta, oltretutto armata dalla testa ai piedi, anche se non sembrava
avessero molta intenzione di combattere.
- Che c'è? - chiese il lupo - Cosa volete, amici?
Li aveva chiamati amici. Lo stupore aumentò: prima il lupo che piange, e
ora che li chiama amici. Iniziarono a temere di aver sbagliato tutto.
Il lupo li invitò ad entrare, ma preferirono stare fuori in giardino:
temevano una trappola, in fondo non erano ancora convinti che il lupo
fosse sincero. E iniziarono a parlare.
- Abbiamo visto che stavi piangendo, lupo, e volevamo capire cosa hai
che non va. - dissero i porcellini.
- Sei triste? - chiese la pecora.
- Si sono triste - rispose il lupo - Sapete, non ho amici. Credo sia per
questo mio aspetto.
Tutti quanti iniziarono a sentire un senso di colpa crescere dentro di
loro. E si accorsero anche che ogni volta che il lupo aveva attaccato il
loro campo, non si era mai avvicinato: avevano sempre pensato che fosse
stato per la loro forte difesa, ma ora iniziarono a nascere nella loro
mente nuove possibilità.
- Beh, non solo per l'aspetto - prese coraggio il tasso - ma anche
perchè distruggi la casa dei porcellini con un soffio e ci terrorizzi
tutti quanti.
Il lupo parve stupito di sentire queste parole.
- Distruggere le casa dei porcellini? - prese le difese il lupo - Con un
soffio? Io? Ma non l'ho mai fatto!
- Si, lo hai fatto, quando vieni ad attaccarci per portarci via! - urlò
la pecora, da lontano.
- Ma no, non vi ho mai attaccato! E poi portarvi via? Per cosa? Sono
pure vegetariano, io!
Ormai più nessuno ci capiva qualcosa.
- Ma allora perchè hai buttato giù la nostra casa con un soffio? -
chiese un porcellino
- Non volevo buttarla giù, mi spiace! Vedete, io lavoro in città, e per
andarci passo proprio davanti al vostro campo. Il mio lavoro è noioso, e
il mio capo è pure un presuntuoso maleducato che mi offende sempre. Ma
devo andare a lavorare, perchè ho il mutuo da pagare, e non posso stare
senza soldi o mi porteranno via la casa. A volte la sera quando torno a
casa sono così stanco e stufo di tutto quanto, e sbuffo.
Dicendo questo emise uno sbuffo, per far capire agli amici cosa
intendeva dire: si alzò un vento fortissimo, che fece rotolare tutti
quanti diverse volte nel prato.
- Oh, scusate amici - disse mortificato il lupo - non volevo farvi del
male. Non mi sono reso conto della potenza dei miei polmoni.
Tutti si alzarono, e risero insieme a lungo.
- Abbiamo capito, lupo. Ora è tutto chiaro. - Dissero i porcellini con
un sorriso - Se vuoi puoi venire ad abitare con noi, di spazio ce n'è, e
anche da mangiare.
- E non dovrai più andare a lavorare in città. - aggiunse la pecora.
- Di lavoro in campagna ce n'è per tutti, e forte come sei ci aiuterai
non poco! - conclusero le galline.
Il lupo saltò di gioia, e abbracciò tutti quanti.
Ormai sono due o tre anni che vivono tutti insieme nella radura. Il lupo
ha una tana tutta per sè, ed è felice di vivere insieme agli altri. E
gli altri sono felici di averlo accolto nella loro comunità, anche
perchè scoprirono presto che il sapeva fare un'ottima birra, che
bevevano nelle serate passate in compagnia delle talpe, invece dell'acqua.
E ancora oggi, vivono tutti felici e contenti."